Le infezioni dell’apparto urinario (IVU) sono fra le malattie infettive di maggior riscontro.
Un studio scientifico ha evidenziato che in Italia la media mensile di diagnosi di infezione dell’apparato urinario (IVU) presso gli studi di medicina generale è pari a 18-20, con una prevalenza del sesso femminile di oltre oltre il 75% dei casi.
Il rapporto femmine/maschi è di 4/1.
Il picco d’incidenza si registra fra i 16 e 35 anni.
Circa il 10% delle donne sviluppa almeno una IVU nel corso dell’anno.
Circa il 50 - 60% delle donne avrà un episodio di IVU nel corso della vita.
La maggior parte dei maschi che sviluppano una IVU presentano un substrato funzionale o anatomico favorente del tratto genito-urinario.
Con il passare degli anni, aumenta l’incidenza di batteriuria asintomatica (presenza di batteri all’esame delle urine in soggetti asintomatici), circa il 2 - 7% nelle donne in età fertile, circa il 50% nelle donne anziane in particolare se sono ricoverate in residenze sanitarie, circa il 7 - 10% nel maschio con più di 75 anni.
Le IVU sono la risposta infiammatoria dell’urotelio all'invasione batterica generalmente caratterizzata da disturbi urinari, batteriuria (presenza di batteri nelle urine che per definizione sono sterili), leucocituria (presenza di globuli bianchi nelle urine), eventuale piuria (presenza di materiale purulento nelle urine).
Le IVU possono essere suddivise in base alla sede dell’infezione in:
- infezioni della alte vie urinarie (pieliti - pielonefriti - necrosi papillare infettiva - ascesso intraperirenale)
- infezioni delle basse vie urinarie (vescica - uretra, tuttavia questa viene spesso interessata da patogeni a trasmissione sessuale)
- sepsi (sangue come sede d’infezione)
Le IVU in base all’eziopatogenesi, vengono distinte in:
-primitive, se insorgono come primo evento patologico
-secondarie, a patologie preesistenti o condizioni favorenti.
Le IVU nella pratica clinica, vengono distinte in:
- non complicate, quando si manifestano in pazienti sani
- complicate, quando si manifestano o in pazienti che presentano anomalie e/o alterazioni anatomo-funzionali dell’apparato genito-urinario o in presenza di comorbilità che interferiscono con i naturali meccanismi di difesa dell’ospite, aumentando il rischio sia di contrarre l’infezione sia di fallimento della terapia.
Le IVU in base all’insorgenza e al decorso clinico vengono distinte in:
- acute
- croniche
Le IVU in base alla frequenza degli episodi, vengono distinte in:
- isolata, unico episodio o nuovo episodio a distanza di almeno sei mesi dal precedente
- ricorrente, questa in base al patogeno coinvolto, viene distinta in:
- recidiva a breve termine dal pregresso, recente episodio di IVU, sostenuta dallo stesso patogeno, non correttamente eradicato dalla precedente terapia antibiotica. Si manifesta dopo pochi giorni dalla sospensione della terapia antibiotica; viene anche definita persistente se sostenuta da focolaio patogeno noto all’interno dell’apparato urogenitale.
- reinfezione, nuovo episodio di IVU sostenuto da un diverso patogeno e si manifesta alcune settimane o mesi dopo la precedente infezione.
Quattro sono le vie di accesso e diffusione alle vie urinarie da parte dei patogeni:
- ascendete o canalicolare: i patogeni giungono in vescica attraverso l’uretra e se nella donna colonizzano più frequentemente la vescica, nell’uomo colonizzano più frequentemente la prostata e le vie seminali. Dalla vescica, i patogeni possono colonizzare gli ureteri fino a raggiungere i reni, in modo particolare per gli individui che presentano condizioni favorenti. I patogeni colonizzano l’uretra dalla zona perineale e sono spesso di provenienza intestinale. Le donne sono più a rischio d’infezione a causa della brevità dell’uretra e per la maggior vicinanza con la regione perineale.
- ematogena: da focolai infiammatori localizzati in sedi extrarenali. Più frequente nei soggetti immunodepressi, diabetici. Può manifestarsi dopo manovre chirurgiche ed endoscopiche.
- linfatica e per contiguità: coinvolgono spesso infezioni del grosso intestino (sigma-retto) che si trasmettono al basso apparato urinario.
Esistono nell’individuo sano, alcuni fattori che favoriscono l’insorgenza delle IVU non complicate:
- età e sesso: nelle giovani donne sessualmente attive, la sola pratica sessuale è responsabile del 75-90% delle IVU del basso apparto urinario. Nelle donne in menopausa, la diminuzione degli estrogeni determina modificazioni del normale trofismo uretro-vescicle, aumentando il rischio di IVU.
- densità e PH urinario
- concnetrazione dell’urea urinaria
- ricettività delle cellule uroteliali: antigeni di membrana mucopolisaccaridi
- immunità umorale
Al contrario esistono alcuni meccanismi di difesa naturalmente presenti nell’organismo:
- osmolarità e PH urinario fisiologici
- inibizione dell’adesione batterica da parte di mucopolisaccaridi che rivestono l’urotelio
- normale flora vaginale
- secrezioni prostatic con attività antibatterica
- secrezione di anticorpi locali
I patogeni responsabili del 90% di IVU sono: E.Coli, Klebsiella, Proteus, Pseudomonas.
Altri patogeni responsabili di IVU, si distinguono in:
- gram negativi: Mortadella, Serratia, Providentia
- gram positivi: St. Aureus, St. Epidermidis, St. Saprophyticus, St. Faecalis
- patogeni intracellulari correlati spesso alle malattie a trasmissione sessuale: Chlamydie, micoplasmi, miceti, protozoi, virus.
La Diagnosi di IVU si basa:
- anamnesi
- sintomatologia minzionale e generale soggettiva
- esame completo delle urine: presenza di nitriti ed esterasi leucocitaria, presenza di cristalli, cilindri, eritrociti, leucociti, batteri, lieviti, cellule di sfaldamento epiteliali
- urinocoltura + antibiogramma
- ecografia renale e vescicale, con residuo postminzionale
- in casi clinici selezionati Uro-TC o Uro-RM
- in casi clinici selezionati uretrocistografia retrograda e minzionale
- in casi selezionati Uroflussometria nell’uomo, esame Urodinamico nella donna.
- in casi selezionati Scintigrafia renale dinamica.
Una corretta terapia antibiotica per essere efficace nell’eradicare l’agente patogeno responsabile della IVU, deve considerare:
-antibiogramma
-farmacoresistenza
-spettro di azione del farmaco
-farmacocinetica dell’agente antimicrobico
-eventuali precauzioni e controindicazioni
-tossicità d’organo: in particolare renale ed epatica
I farmaci somministrati devono essere in grado di concentrarsi adeguatamente a livello dell’apparato urinario in modo da svolgere l’azione battericida. Una maggior concentrazione (Cmax) del farmaco impiegato, induce un maggior effetto battericida, riducendo il rischio di recidive e resistenza batterica.
La scelta del tipo di antibiotico varia a seconda del patogeno individuato dagli esami o che si sospetta maggiormente essere il responsabile della IVU.