Si distinguono tre condizioni:
- l’ipertrofia prostatica (BPE - Begnin Prostatic enlargement) cioè l’aumento volumetrico della ghiandola prostatica come può essere valutata dall’esplorazione rettale o dall’ecografia prostatica trans rettale;
- l’ostruzione prostatica (BPO - Begnin prostatic obstruction) che è una diagnosi urodinamica di ostruzione cervico-uretrale legata all’ipertrofia prostatica;
- l’iperplasia prostatica benigna (BPH - Begnin prostatic hyperplasia) che è una diagnosi istologica in conseguenza di una biopsia o di una procedura chirurgica. Nell’ ipertrofia prostatica benigna, sono coinvolti fattori intrinseci ed estrinseci, in particolare si riconosce come causa scatenante un’alterazione dell’equilibrio ormonale locale fra la quota di androgeni e la quota di estrogeni. Il progressivo aumento delle dimensioni dell’adenoma prostatico può portare ad una compressione e a una distorsione dell’uretra prostatica, contestualmente ad una chiusura del collo vescicale con conseguente ostruzione del deflusso d’urina dalla vescica e la comparsa nel paziente dei L.U.T.S. (lower urinary tract symptoms). L’iperplasia prostatica può essere evidenziata istologicamente in molti soggetti anche giovani ma la presenza di L.U.T.S. non è riscontrabile in tutti, in quanto la crescita prostatica può avvenire senza causare i meccanismi ostruttivi.
I L.U.T.S. si distinguono in sintomi minzionali della fase di riempimento e della fase
di svuotamento della vescica.
I primi sono rappresentati da: pollachiuria, urgenza minzionale, incontinenza da urgenza, nicturia. I secondi sono esitazione minzionale, mitto ipovalido, mitto interrotto e inoltre sempre nell’ambito dei disturbi della fase di svuotamento vengono definiti sintomi postminzionali l’allungamento del tempo minzionale, sgocciolamento postminzionale, ritenzione urinaria, iscuria paradossa.
Nell’ambito della diagnosi differenziale bisogna ricordare che i sintomi della fase di riempimento possono anche essere secondari a una patologia infiammatoria della vescica o della prostata e una massa occupante spazio come il carcinoma della vescica o della prostata.
I L.U.T.S. secondari alla BPO non sempre si manifestano precocemente, perché nelle fasi iniziali si verificano dei meccanismi di compenso da parte della vescica. Si sviluppa un ipertrofia detrusoriale funzionale (ispessimento della muscolatura della parete vescicale) compensatoria per cercare di preservare il flusso minzionale grazie all’incremento della pressione endovescicale. Questo meccanismo determina il quadro endoscopico di vescica da sforzo a celle e colonne.
Con il progredire del grado di ostruzione al deflusso d’urina, all’ipertrofia detrusoriale si associa l’infiltrazione del tessuto connettivo, del tessuto adiposo, la riduzione dell’innervazione parasimpatica che porta ad uno stato di fibrosi della parete vescicale che a sua volta porta alla riduzione della compliance vescicale e alla insorgenza di una instabilità detrusoriale cosiddetta vescica iperattiva.
Se il meccanismo ostruttivo persiste nel tempo, si può arrivare alla formazione di diverticoli vescicali, formazione di calcoli endovescicali.
Il raggiungimento di elevate e persistenti pressioni endovescicali altera il regolare deflusso dell’urina dai reni e ureteri, che sua volta conduce ad una progressiva dilatazione delle vie escretrici superiori con stasi urinaria e a una compromissione della funzione renale.
Il paziente nelle fasi tardive può andare incontro ad una ritenzione acuta e/o cronica d’urina in vescica, con la necessità di posizionare un catetere a permanenza.
In fase terminale il paziente francamente ostruito può presentare una compromissione della funzione del detrusore vescicale con insorgenza di una ipo- acontrattilità detrusoriale che potrebbe compromettere i risultati dell’intervento chirurgico disostruttivo.
La diagnosi di ostruzione cervico-uretrale secondaria a IPB viene posta con le seguenti indagini clinico-strumentali:
- esplorazione rettale che permette di valutare morfologia, dimensioni della prostata e la - presenza eventuale di noduli o aree palpatorie sospette.
- valutazione del psa totale, psa libero, rapporto libero/totale che è un’indicatore prostatico che suggerisce la necessità o meno di eseguire delle indagini approfondite al fine di ricercare la presenza di un tumore maligno della prostata.
- Uroflussometria + residuo vescicale ecografico postminzionale che valuta il grado di ostruzione del flusso menzionale e il residuo vescicale dopo minzione.
- ecografia prostatica trans rettale morfologica che valuta in maniera precisa le dimensioni e la morfologia della ghiandola prostatica.
- questionario IPPS (International Prostatic Symptoms Score) il cui score che si ottiene potrà essere indicativo di disturbi menzionali moderati (IPPS 8-19) o disturbi menzionali gravi (IPPS > 19).
Se necessario, queste indagini possono essere integrate da altre indagini secondarie:
- Ecografia renale in caso di sospetta idronefrosi bilaterale per stasi urinaria.
- Videouretrocistoscopia digitale flessibile in caso di macroematuria o per confermare il sospetto ecografico di calcolosi endovescicale.
- Esame Urodinamico Pressione/Flusso nel caso di sospetta compromissione della funzione del detrusore vescicale.
- Uro-TAC con mdc da eseguire in caso di macroematuria massiva, persistente o recidivante per uno studio dettagliato delle vie urinarie superiori.
- biopsia prostatica per escludere il rischio di tumore maligno della prostata.
Al termine delle indagini clinico-strumentali, la I.P.B. viene suddivisa in 5 stadi clinici:
- Stadio 0 : diagnosi di IPB istologica o clinico-ecografica priva di sintomatologia menzionale o di alterazioni anatomiche a carico della vescica. Nessuna terapia.
- Stadio I : IPB con minimo ispessimento del detrusore vescicale, paucisintomatica (IPPS< 8). Nessuna terapia ma osservazione e controlli nel tempo.
- Stadio II: IPB con marcato ispessimento del detrusore vescicale e sintomatologia minzionale da moderata a severa. Terapia farmacologica o chirurgica.
- Stadio III : IPB con alterazioni anatomiche vescica come diverticoli e/o presenza di calcolosi endovescicale. Terapia chirurgica.
- Stadio IV : IPB con ritenzione vescicale cronica d’urina e idroureteronefrosi bilaterale (uropatia ostruttiva). Terapia chirurgica.
Tuttavia, oggi le Line Guida Europee di Urologia suddividono nella pratica clinica l’ostruzione cervico-prostatica in ostruzioni non complicate e ostruzioni complicate.
Le indicazione al trattamento chirurgico dell’ipertrofia prostatica ostruttiva sono:
- fallimento della terapia medica con persistenza dei disturbi.
- riscontro di alterazioni anatomiche a carico della vescica.
- ritenzione acuta e/o cronica d’urina.
- macroematuria persistente e/o recidivante.
- calcolosi endovescicale e voluminosi diverticoli vescicali.
- infezioni urinarie recidivanti
La terapia medica dell’ipertrofia prostatica ostruttiva comprende l’utilizzo dei seguenti farmaci:
- alfa bloccanti. Determinano un rilassamento della muscolatura liscia del collo vescicale e della muscolatura anteriore della prostata, favorendo il flusso minzionale. Possono causare il fenomeno dell’eiaculazione retrograda.
- inibitori della 5 alfa reduttasi. Determinano nel tempo una rallentamento della crescita prostatica e del volume prostatico. Questi farmaci possono determinare un riduzione del desiderio sessuale.
- associazione degli alfa bloccanti + inibitori della 5 alfa reduttasi
- antimuscarinici. Utilizzati per i disturbi minzionali della fase di riempimento.
- beta 3 agonista. Determina un rilassamento della muscolatura vescicale migliorando la funzione di accumulo dell’urina.
- inibitori della 5 fosfodiesterasi. riduce il tono muscolatura liscia a livello prostatico e detrusoriale con miglioramento della sintomatologia minzionale.
La terapia chirurgica dell’ipertrofia prostatica ostruttiva si suddivide in:
- terapia chirurgica a cielo aperto.
- terapia chirurgica mini-invasiva. Quest’ultima a sua volta si suddivide in:
- chirurgia Endoscopica Trans-Uretrale: T.U.R.P. Bipolare - H.O.L.E.P. - Green Laser.
- chirurgia Videolaparoscopica HD - 3D e chirurgia VideoLaparoscopica HD - 3D Robot assistita. Il risultato chirurgico finale, qualunque tecnica venga utilizzata, è la rimozione dell’adenoma prostatico ostruttivo. Per ipertrofie prostatiche ostruttive di volume = < 50-80 gr viene utilizzata la chirurgia endoscopica transuretrale, mentre per ipertrofie prostatiche di volume > 50-80 gr viene utilizzata la chirurgia videolaparoscopica HD-3D o open. Alcuni urologi utilizzano la tecnica endoscopica transuretrale anche per volumi prostatici > di 50-80 gr. In realtà non esiste una indicazione precisa e la scelta viene fatta spesso in base alla preferenza del chirurgo. La degenza postoperatoria ospedaliera, il decorso postoperatorio e il tempo di permanenza del catetere vescicale sono praticamente sovrapponibili sia per la chirurgia endoscopica transuretrale sia per la chirurgia videolaparoscopica. Nella chirurgia videolaparoscopica, a differenza delle chirurgia endoscopica transuretrale e della chirurgia open, non vengono praticamente quasi mai utilizzate sacche di fisiologica per il lavaggio vescicale continuo postoperatorio. Quando questo viene posizionato dopo l’intervento, viene rimosso la mattina del primo giorno postoperatorio con l’immediata mobilitazione attiva del paziente. La differenza fondamentale fra la chirurgia endoscopica transuretrale e la chirurgia videolaparoscopica o tradizionale aperta è nella diversa percentuale d’incidenza della complicanza postoperatoria più temibile: la stenosi cicatriziale dell’uretra.
Nella chirurgia endoscopica transuretrale la percentuale d’incidenza va dallo 0 al 9,8% mentre nella chirurgia videolaparoscopica o aperta la percentuale d’incidenza va da 0,5 al 1%. Questa diversa incidenza è dovuta all’utilizzo di uno strumento chirurgico endoscopico a stretto contatto con la mucosa uretrale che non resta fermo ma bascula all’interno del canale uretrale per rimuovere l’adenoma prostatico creando delle irritazioni o microlesioni ischemiche della mucosa uretrale che esitano in un processo infiammatorio cicatriziale stenotico.