L’uretrite è una infiammazione dell’uretra e la maggior parte di queste sono a trasmissione sessuale.
Si distinguono due forme:
- Uretrite Gonococcica: l’agente patogeno responsabile è il Gonococco (Neisseria Gonorrhoeae) diplococco gran - negativo.
Il periodo d’incubazione dal momento del contagio, è di 3 - 7 giorni nell’uomo e 7 - 10 giorni nella donna. Nel 97 -99% dei casi è sintomatica nel sesso maschile. Caratteristica la secrezione purulenta di colore verdastro dal meato uretrale esterno, in genere maggiore al mattino, perché durante la notte in eventuale assenza di minzioni, si verifica un maggiore accumulo di materiale purulento nell’uretra. Si associano bruciori durante la minzione e sensazione di prurito uretrale. Nelle donne molto spesso l’infezione è asintomatica. Questo spiega l’elevata potenzialità di contagio e di diffusione. La diagnosi è essenzialmente clinico-obiettiva-anamnestica. Utile anche l’esame colturale da tamponi uretrali. In assenza di terapia antibiotica, la malattia cronicizza determinando una reazione di fibrosi con stenosi dell’uretra tipicamente a corona di rosario e successi marcati disturbi menzionali ostruttivi della fase di svuotamento vescicale. Attualmente le linee guida raccomandano dal punto di vista terapeutico una singola dose di Ceftriaxone 1 gr o in alternativa azitromicina 1 gr per os. Alternativi sono i fluorochinolonici. Si consiglia fortemente anche il trattamento della partner.
- Uretriti non Gonococciche: causate da Clamydia tracomatis, Mycoplasma hominis e genitalium, Tricomonas vaginalis, Ureaplasma urealiticum.
Tendono a presentarsi prevalentemente in soggetti giovani e sessualmente attivi. Dal punto di vista della sintomatologia sono presenti disturbi e bruciore durante la minzione, è presente anche la secrezione dal meato uretrale esterno ma il secreto è chiaro (trasnlucido - trasparente) e filante. LA diagnosi si basa sull’anamnesi, esame clinico-obiettivo, esame urine con urinocoltura, tampone uretrale. La terapia comprende l’impiego delle tetracicline (doxiciclina per 7 giorni) o in alternativa, macroclidi (azitromicina in singola dose). Se la terapia con questi farmaci fallisce, bisogna considerare una infezione da Tricomonas vaginalis e/o Mycoplasma e trattarli con metronidazolo o eritromicina. Si consiglia anche il trattamento della partner.
L’epididimite è un processo infiammatorio a carico dell’epididimo.
Si distinguono forme acute, più frequenti, e forme croniche, quando la sintomatologia perdura da almeno sei mesi.
L’epididimite acuta viene distinta in forme batteriche, più frequenti, forme non batteriche, virali, fungine, parassitarie, e forme non infettive.
In età pediatrica l’epididimite è infrequente e spesso indice di una malformazione congenita dall’apparato urogenitale.
Nei soggetti di età < 35 anni, l’infezione più frequentemente è dovuta ad agenti trasmessi per via sessuale.
Nei soggetti di età > 35 anni, in particolare negli ultrasesantenni, l’agente patogeno è quasi sempre un patogeno urinario (in primis E. Coli). Non trascurabile è anche l’incidenza di epididimite in seguito a manovre strumentali o interventi chirurgici.
La sintomatologia clinica può essere variabile ma quasi sempre è presente tumefazione dello scroto che risulta dolente e dolorabile alla palpazione e iperemia dei tegumenti scrotali.
All’inizio la tumefazione si presenta alla coda dell’epididimo e in seguito può interessare il resto dell’epididimo e in alcuni casi coinvolgere anche il testicolo, configurando il quadro clinico di orchiepididimite. In alcuni casi si verifica coinvolgimento del funicolo spermatico, funicolite, e il dolore può essere riferito alla regione inguinale. L’esordio è rapido e ingravescente, si accompagna, si associa a febbre, malessere generale, sintomi minzionali.
Nei casi più gravi può essere considerata causa di scroto acuto.
La febbre è un dato importante nella diagnosi differenziale con le torsioni funicolari nei giovani.
La diagnosi si basa sull’anmesi, sul esame clinico-obiettivo (segno di Prehn negativo), ecografia scrotale, eco-color-doppler scrotale. La terapia è antibiotica. Nei giovani dove si sospette una infezione sostenuta da germi trasmessi per via sessuale, si utilizzano fluorochinolonici, macrolidi, tetracicline. Nei soggetti più anziani, i fluorochinolonici sono la prima scelta. Utile l’associazione con anti-infiammatori.
Se l’epididimite non viene diagnosticata o adeguatamente trattata, può evolvere nella formazione di un ascesso, in particolare nei diabetici e negli immunodepressi. E’ necessario in questa circostanza un drenaggio chirurgico con urocoltura sul materiale drenato per l’antibioticoterapia mirata. Nei casi meno gravi la patologia può cronicizzarsi fino a causare una atrofia testicolare.
Orchite: è un processo flogistico a carico esclusivo del testicolo. Tuttavia, è più frequente un coinvolgimento del testicolo in corso di episodi infiammatori a carico dell’epididimo, orchi-epididimite.
Si distinguono forme acuta, più frequenti e forme croniche, rare.
Le forme acute si suddividono in batteriche, non batteriche e non infettive.
Le forme batteriche riconoscono gli stessi agenti patogeni dell’epididimite.
Le forme non batteriche riconoscono infezioni virali sistemiche in primis la parotite.
L’orchite da parotite, si sviluppa nel 20-30% dei soggetti con parotite in età post-puberale.
La sintomatologia è caratterizzata da dolore locale irradiato al canale inguinale a volte associato a febbre e nausea.
La diagnosi si basa sull’anamnesi, esame clinico-obiettivo, urincoltura, spermiocoltura, tampone uretrale, ecografia scrotale, eco-colo-doppler scrotale.
La terapia delle forme batteriche prevede l’utilizzo degli stessi antibiotici impiegati nella epididimite.
Nelle forme virali la terapia è anti-infiammatoria.
Nelle forme gravi o non adeguatamente trattate, l’esito della patologia può essere l’atrofia del testicolo.